«In curia ci sono le microspie». Il caso assurdo riguarda Nardò, dove una delle due comunità di fedeli da tempo in guerra tra loro avrebbe installato delle microspie per spiare le conversazioni degli “avversari”.
L’informazione, una volta appurata da un investigatore privato che avrebbe smascherato il fatto, ha obbligato il metropolita a rimuovere due responsabili di una delle confraternite e sul fatto adesso indaga la Procura.
Microspie. L’episodio però rimane ed è già un caso giudiziario, terminato in un dossier ad hoc su cui indagano i carabinieri.
Tutto è iniziato da una serie di sospetti: ciò che si diceva dentro la chiesa dopo poche ore era già di dominio pubblico.
Da qui la voglia di vederci chiaro. Al resto ci ha pensato un investigatore privato che dopo una bonifica da microspie, ha trovato le microspie installate nell’edificio.
Indispensabile, perciò, sollecitare l’intervento dei carabinieri, che hanno sequestrato le microspie rinvenute e consegnato un’istruttoria alla Procura della Repubblica.
Dalla chiesa gettano acqua sul fuoco: dentro la chiesa l’unico confessionale presente sarebbe un pezzo d’antiquariato.
«Da parte del Vescovo Fernando l’attenzione e il dovere assoluto di tranquillizzare i fedeli circa il rischio di profanazione del sacramento della confessione – scrive il portavoce della Curia – non essendo presenti, per altro, nella sacrestia della chiesa in questione confessionali funzionanti e integri per la celebrazione del sacramento.
Resta il turbamento, il dispiacere dello scandalo dato ai fedeli.
Mi preme ribadire, in ogni caso che Il vescovo Fernando, ha attivato tutti i dispositivi canonici e civili possibili per ristabilire l’armonia ferita in quella che è una Chiesa carissima alla devozione dei Neretini».